venerdì 7 marzo 2008

Dodici

Nel capitolo precedente: ok, sì. Accetto la lettera. Ma poi il destinatario è morto. Incidente d'auto, ha detto il portinaio terrone.
Magari era sbronzo.
Va be', dicevo.
Ok, sì. Accetto anche il fatto romantico di leggergliela al cimitero Maggiore.
Anche se mi sembra una roba un po' da necrofili.
Che schifo.
Ma tanto lui non è entrato.
E ha trovato un altro tizio, lì fuori. Sembra che lo seguano tutti.
Però, magari, sto tizio, qualcosa, la sa davvero.
Se lo porta via.
Mentre Emily si è pure commossa, alla tomba.
Deve essere una dolce, lei.


E invece, faticoso non lo fu affatto. Un po’ perché il tipo che ci eravamo portati a cena, non sapeva niente più di quello che già aveva detto, un po’ perché la cena fu tuttavia piacevole. Emily, dopo qualche bicchiere di rosso di Puglia, aveva tirato fuori un’anima aggressiva e ironica che non le avevo ancora scoperto. Io e il mendicante scoprimmo invece di aver frequentato lo stesso liceo, e quindi sembrò quasi una rimpatriata con un vecchio amico. Certo, se non avessimo ordinato tre bottiglie di Primitivo così, su due piedi, non sarebbe successo nulla. Però, l’abbiamo fatto e tutto è andato come è andato.
Tornando a casa tuttavia, con il filo di vento che passava dal finestrino e mi alzava i capelli sulla tempia sinistra, mi resi conto che non era stato fatto un altro buco nell’acqua. Non in toto, almeno.
Nel senso. Se prima i sospetti che avevamo sulla morte del signor Anselmo si basavano su illazioni di una vecchia e su sentimenti personali, ora invece, dopo il legame con Turri, avevamo scoperto che qualcosa di più c’era. E se c’era invischiata la Polizia, l’idea diventava una certezza.
Almeno questo, dai telefilm degli anni ’70 l’avevo imparato.
Unico problema: non sapevo da che parte sarei partito né a che punto sarei arrivato. E dubitavo fortemente anche di Emily che, sicuramente, avrei tirato in mezzo. Non ero abbastanza coscienzioso per lasciarla fuori da tutto. E soprattutto, non volevo stare solo. Mal comune, mezzo gaudio d’altra parte. E se si dice, un suo fondamento ce l’avrà pure. Mi piaceva ripeterlo, mi dava sicurezza.
Ero infervorato, e quella sera parcheggiai la macchina come non facevo da tempo. Culo verso il fondo del box, chi se ne frega del muro e della Vespa, fanali e muso pronti ad uscire. E le ruote anteriori leggermente girate. Bisognava tornare ad essere pronti e veloci.
O almeno convincersi di esserlo, altrimenti mi sarei pisciato immediatamente addosso.
O forse era il vino.



Apriamo il giornale radio di questa mattina con un servizio di cronaca che ha colpito tutta l’opinione pubblica italiana.
UOMO MUORE AFFOGATO NEL NAVIGLIO GRANDE: INCIDENTE O ALLARME AMBIENTALE?

È morto questa notte, a bordo della sua 127, Alessandro Turri, privato cittadino di circa 50 anni. Lo ha trovato dentro il Naviglio Grande la squadra sommozzatori del Comune di Milano, dopo aver ricevuto notizia dell’incidente da una signora che ha assistito alla vicenda. Secondo le forze dell’ordine, questo è un incidente come tanti ne succedono a Milano. Ma secondo l’anziana signora che ha visto la scena, il Turri non è sbandato semplicemente.
“No, no. Io ho visto. C’erano tanti piccioni, gli sono andati addosso. Gli hanno spaccato tutti i vetri, lo hanno colpito e poi lui è finito nel Naviglio!”
A supporto di questa testimonianza, ci sarebbero i vetri dell’auto frantumati –rottura tuttavia che può essere ricollegata anche alle necessità di recupero dell’auto- e un foro di un diametro di circa due centimetri sulla tempia della vittima.
Il problema dei piccioni, in una città come Milano, è sorto all’attenzione della stampa e delle Istituzioni ormai da qualche anno. Da quando, circa dieci anni fa, uno stormo ha attaccato la sfilata delle nuove camionette date in dotazione alle pattuglie dei Carabinieri meneghine, arrivando quasi a colpire gli esponenti del Governo di allora giunti come ospiti. Senza però causare alcun danno, fortunatamente.
Probabilmente, in entrambi i casi, è stato violato il territorio che i piccioni avevano riconosciuto come proprio. E quindi hanno attaccato.
Ma è possibile? Secondo Marco Merinei, uno dei maggiori esperti in materia, sì.
“I piccioni sono tra i più evoluti della propria specie. E anticamente avevano proprio questa caratteristica. Infatti, basti pensare che riescono a raggiungere in picchiata più di 100 chilometri all’ora, che riescono a individuare le fonti di calore nei corpi degli altri esseri viventi, che riescono a rimanere illesi nell’impatto grazie al loro collo a molla”
Siamo davvero in pericolo?

Da Milano, Libero Maria Della Valentina.

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