mercoledì 23 febbraio 2011

Son comunque soddisfazioni.

Con il fatto della crisi, si è diffusa l'idea che siamo noi giovani che abbiamo la puzza sotto al naso e non vogliamo fare i lavori. C'è talmente tanto pieno di lavoro, qui, che adesso che arriva la gente dal Nord Africa, tempo un anno, e sono tutti occupati in quei lavori che non voglio fare io.
Io, che la puzza ce l'ho perchè non ho più l'acqua in casa e che ho anche parenti terroni (quindi non sono disoccupato la rispetto le tradizioni), mi presto a fare tutto. Ma visto che è un po' che presto senza risultato, prima di chiamare Borghezio e chiedergli di dirmi le parolacce così vado da vespa, mi sono organizzato.
Per avere un lavoro non importa la preparazione: devi fare colpo.
Ho letto su una rivista che le donne trovano molto affascinante l'uomo un po' barbone, che si lascia andare, che soffre. Quindi, soprattutto quando ho un colloquio, tendo a bermi quei due o tre bicchieri di vino che mi fanno sentire un po' più disperato. A volte, bagno le dita e le passo sotto le ascelle. Preferisco il mosto, ma non è sempre disponibile. A volte, uso l'aceto balsamico, quando voglio uno stipendio più consistente. Se faccio colpo, posso offrire anche un'insalata da Mc Donald's senza pagare le salsine.
Questo ai colloqui lo dico: serve per dare l'idea che sono uno attento ai particolari.
Chissà, poi magari una donna direttrice di azienda figlia di parlamentare nipote di un operatore opedaliero si innamora di me e mi sistemo.
Ecco, con questa tecnica qui del bere, ho irretito già una ragazza che lavora in un centro di collocamento di Milano, zona Corso Lodi. Quando le ho detto che sono laureato è vero ha storto il naso, ma poi ha scoperto che non mi lavo da metà dicembre, si è innamorata e mi trova dei lavori fantastici.
L'ultimo in ordine cronologico è andare a dipingere con lo smalto trasparente della Collistar le ungule dei cavalli dopo le corse all'Ippodromo di Milano. Uno pensa che è un lavoro di merda, ma si sbaglia.
In primo luogo, non devi sforzarti troppo di meningi, perchè il cavallo è raro che ti parli dell'ultimo film di Nanni Moretti. Poi, è anche facile perchè l'ultimo film di Moretti ha il titolo in latino, e all'università delle corse di San Siro si studia l'ingese il milanese l'arabo il Sanscrito ma il latino no. Certo, ci vuole pazienza: il pennello dello smalto è piccolo; ma almeno stai all'aria aperta.
Bravo, bel lavoro, dice: ma i calci, come fai? Quello è bel problema ma la ragazza di Corso Lodi, che ci tiene a me, mi ha messo al dopo gara. Il cavallo è stanco e non ha voglia di prendere la gente a calci. Poi, quando vedo che comunque un cavallo è agitato per diversi motivi (spesso è colpa del guardalinee che ha dato il fuorigioco alla Roma) gli dico: Senti, io non c'ho mica tanto tempo da perdere chè devo andare a vendere in nero i cappelli che ho rubato sulla riva del Ticino a quelli che lavorano in nero al mercato ittico a Lambrate; stai buono che se ti dipingo male l'unghia, va a finire che pensano che sei malato e ti sparano. Lui si calma.
E fa bene: la gestione dei cavalli a San Siro è affidata ai reduci della lotta armata che non sono riusciti a mettere in galera. Mancanza di prove.
L'idea è di Cossiga che, per debellare il Terrorismo e non far scontento nessuno, ha detto: "io vi faccio continuare a sparare, ma ai cavalli. Voi vi sfogate, vi fate quelle belle risate che si fanno le persone con la pistola, ma basta con questa storia del terrorismo chè io voglio cambiare la 128 e prendere una bella Duna senza che voi me la incendiate. E poi vi mando a Milano coi socialisti che è un posto, se vi sapete muovere... poi diventate Sindaco"
Ci hanno messo un po', lui è morto, ma magari questa è la volta buona.
Ecco, fa sempre simpatia parlare di politica, ma meglio farlo nell'antibagno, non qui.
Dicevamo: per fare questo lavoro qui, comunque, ci vuole sempre un bel cervello. Io non ho la laurea in psicologia, ma quel trucco lì del bere che affascina le donne, lo riciclo coi cavalli. Quindi, dopo che ho bevuto il mio bicchiere, la mattina mi faccio anche una bella masticata di fieno. Così il cavallo si affeziona e io non ho problemi di orari la mattina.
La mia ragazza, però, non è molto contenta. Dice che ho l'alito amaro.
E tu non baciarmi con la parte dietro della lingua, le ho detto. Usa la punta e senti solo il dolce del fieno. Non ha voluto. Adesso siamo in crisi e piuttosto che baciarmi mi tira le testate sulle labbra.
Per lei è lo stesso, per me anche, alla fine la vita è fatta di compromessi e stiamo bene così.

venerdì 18 febbraio 2011

Il lavoro uccide l'uomo.

"Cerchiamo tirocinante nel campo della toelettatura, 12 mesi non retribuiti, anzi si paga pure il corso", da Lavoce.info.
Poi succede che la gente si uccide.
Ma non è colpa di nessuno, dico.
Son cose che capitano.
Ma se mi butto dal balcone, son cose che cadono.
No words.

lunedì 14 febbraio 2011

Gli esami non finiscono mai, i colloqui sono al telefono.

Suona il telefono, e io che cerco lavoro rispondo.
"Pronto, sì, lei è uno di quelli che stanno cercando lavoro? Io sono Franca di Lavorare Stanca"
Annuisco. Non rispondo, non serve. Quelli delle agenzia interinali sono come i segugi: i disoccupati li riconoscono dall'odore. Di solito di stantio, ma questo è un altro paio di maniche.
"Ecco, allora. Lei quanto è disperato, da uno a dieci? No, perchè c'è un lavoro, ma è in base alla sua disperazione che potremmo vedere un po' come collocarla nel campo lavorativo"
Il mondo del lavoro è diviso in categorie: i fighi, che guadagnano molto e non fanno un cazzo, e gli stronzi, che si fanno un culo così e che, un cazzo, lo guadagnano. Spesso, come si dice in questi casi, in forma retroattiva.
Nella prima categoria, spesso, ci sono quelli che non cercano il lavoro. A loro, il lavoro capita.
L'unica cosa che capita a me, sono le influenze.
E le malattie mortali.
Ma meglio le influenze. Le accetto con più virile sopportazione.
Ed è tutto ciò che mi rimane del sentirmi un vero uomo.
Quello, e resistere alla tentazione di mangiare i boeri e sperare di vincerne degli altri.
Fatto sta che funziona così: se sei disperato a livello uno, ti tocca il lavoro d'ufficio; due, lavoro in negozio; tre, magazzino; quattro, lavare le docce dei bagni degli Autogrill sulla Torino Venezia; cinque, spazzare la tratta autostradale Barberino Roncobilaccio e cercare di spingere la nebbia oltre le montagne; sei, analizzare la tenuta di umidità delle centraline della vecchia Sip e decidere quali possano essere riutilizzate come silos per il risposo dei barboni; sette, iscrivere i disoccupati a dei corsi che possano poi abituarli a essere barboni e dormire nelle centraline di cui sopra (spesso è l'opportunità offerta a coloro che si sono occupati, una volta esaurito il lavoro, del punto sei); otto, pulire le scarpe dei Carabinieri d'istanza a Verbania- Cusio- Ossola (provincia chiamata anche Cerbera; il lavoro non sarebbe neanche male se i Carabinieri in questione non pensassero che questo lavoro tu debba farlo con loro immersi nel lago, da cui il detto diffuso nell'arma: metto le scarpe a mollo con il Carabiniere); nove, trovare il motivo buono per cui i golden retriver sono marroni e non d'oro, e convincere l'Europa a cambiare il nome in Brown Retriver (progetto molto interessante finanziato dal Ministro dell'Economia, Tremonti, su spinta del Premier: durante la crisi, qualsiasi cosa che faccia pensare all'oro crea speculazione; se smettiamo di parlarne, finisce anche quella fastidiosa tradizione che si sta sviluppando nelle regioni Marche e Abruzzo di fondere i cani in questione alla ricerca di oro; se la Bonaccorti prende quello che ha detto, per primo in quelle regioni fitte di Golden Retriver, le parole 'verna' e 'aurea' lo uccide) (i più cattivi e meschini, pensano che questa usanza sia nata dopo un corso di inglese frequentato da amici del figlio di Bossi nelle Marche/ Abruzzo, ma sono cattiverie); dieci, infine, star con la lingua attaccata alternatamente prima al ghiaccio vero poi al ghiaccio sintetico per certificare che ci vuole lo stesso tempo per entrambi perché si attacchi. Sono questioni di diritti garantiti dalla costituzione e non ci si può metter becco.
Al massimo la lingua.
"Allora, signore, a che punto siamo? C'è un offerta al livello sette: analisi e degustazione di involucri per supposte infantili"
"Perchè dovrei.. ?"
"Il suo Cv: lei è laureato, la facevo più intelligente. Fase anale e fase orale, nei bambini, sono molto vicine. E poi c'è un grande sviluppo della pedofilia e non possiamo farci trovare impreparati. Sai mai che è, anche quello lì, un reato che sbloccano... ti piace l'arancia?"
Preferisco la prugna"
"Facile così, buoni tutti con la prugna nel culo, non sei abbastanza disperato, chiamerò un altro. Poi tu hai un tono che, secondo me, poi ti metti a fare gli scherzi e se un criminolgo ha la diarrea con la D'Urso, andiamo nei casini noi. A te ti tengo buono per la campagna telefonica sulla soddisfazione sul posto di lavoro degli albanesi del circo che lavano la schiena ai cammelli e tengono alta la percentuale di grasso nelle loro gobbe"
Click.
Mia mamma: peccato, sono sempre e comunque delle belle opportunità e non possiamo mica avere la puzza sotto il naso.
Lei ha tutta la ragione del mondo e io i sensi di colpa.
Dovevo fare il fabbro.

lunedì 7 febbraio 2011

Il mio posto di lavoro della crisi.

Visto che di lavoro non ce n'è, per via della crisi, uno si mette a fare praticamente tutto.
Io sono uno di quelli che non hanno la puzza sotto il naso e, se a fine giornata, la puzza è sotto le ascelle non dico niente.
Al massimo mi lavo.
Ma poco, perchè c'è crisi e bisogna stare schisci.
Ora come ora, come lavoro, cerco i reni.
Non importa che siano ancora belli: diciamo che chi non ce li ha non è molto esigente e si accontenta del fatto che siano compatibili. Un po' come quelli con gli orecchini al prepuzio: questione di compagnia.
Il lavoro in sè è anche bello, i compagni sono simpatici, il capo è una persona disponibile.
Anche lo stipendio non è male: ti danno il fisso (1250 euro al mese) e in più gli incentivi (200 euro lordi a rene. Se tu conti che, con un po' di astuzia, uno li preleva a coppie, a fine mese hai su un bel gruzzoletto).
io mi trovo abbastanza bene, l'azienda mi ha dato anche la macchina. La Fiat Bravo che ho in dotazione, nera, non va male. Solo, quando decidi di dare una scossa agli affari e decidi di investire quelli che chiedono l'elemosina ai semafori, si ammacca facilmente.
Da dire c'è anche che questa cosa di investire i poveri non è neppure troppo intelligente. Infatti la fanno i principianti come me. Quelli che lavorano da un po' di tempo, lo sanno che i poveri hanno il vizio di bere e si ubriacano, come Guccini. I loro reni lasciano il tempo che trovano.
Ma c'è crisi, e tutto fa brodo. Non ci si può permettere di fare gli schizzinosi e di lasciar giù un rene, pure se gonfio e spugnoso.

Spesso mi chiedono come mai ho scelto il settore reni. Quando sono entrato io in azienda (l'altro ieri) c'era aperta anche una posizione in 'cervelli' e una in 'fegati'.
C'è da dire che son sono male, anzi. Il cervello è quello più redditizio (1800 euro di fisso + 472 euro lordi di bonus), solo che i capi in quei settori lì sono più esigenti.
Infatti, per politica aziendale, se il procacciatore non raggiunge il minimo sindacale -1 pezzo al mese- ce lo deve mettere di tasca sua.
Io, visto che c'è crisi, ho pensato che è facile, molto facile, che gli affari vadano male.
Mi son voluto tenere via due mesi di bonus, tutto qui.

Il blocco del traffico del cervello.

Visto che ieri era una giornata in cui non si poteva girare in macchina, ho comprato il giornale e non l'ho letto.
Io leggo il giornale solo stando in macchina con il motore acceso. Mai si dica che non contribuisco a fare il milanese.
Io, quando voglio fare il milanese, prendo l'auto e, siccome non so dove andare, a motore acceso nel parcheggio mi leggo il giornale.
Sì, sono un perdigiorno patentato.
E lo dimostro stando in macchina.
Certo, c'è anche chi potrebbe dire che uno ha la macchina, ma non ha la patente.
C'è anche gente che ha le orecchie ma è sorda; io mica vado a dirgli qualcosa.
Soprattutto non gli stacco le orecchie.
C' è gente che ha l'autoradio ma non la macchina. Magari la mette nel box, incastrata in una scatola di legno coi fili e a lui sta bene così.
Chi sono io per dirgli che non deve farlo?
Comunque.
Oggi che si può andare in macchina, mentre ero nel solito parcheggio a buttare nell'aria i miei due euro di benzina, ho scoperto che a Milano c'è un sacco di gente che aspetta le domeniche senza traffico per fare delle cose.
In ordine (sparso o comunque non scelto da me):
Morello Sarcina Sgarbi Sinigaglia; Baresi Gardini Montanari Bocola.
A parte il fatto che non so chi cazzo siano, solo Baresi lo conosco, ma adesso non è che mi frega poi tanto.
Questi qui, ieri, sono tutti andati in giro a vedere la città e rilassarsi.
Non capisco. Io mi rilasso sul divano, mica andando in giro a scarpinare come un ciula.
Certo, magari poi la sera se mi metto a scarpinare, mi guardo le gambe, toniche, leggermente pelose, dure, ancora belle nonostante l'età (parlo di Baresi), e sono felice.
Io non ho niente da fare.
E allora, se voglio rilassarmi vado a piedi fino a Lambrate e torno (20 km) quindi mi metto a camminare sulle ginocchia per stare a casa.
Il mio portinaio cosparge le scale di sassi e sale di Maratea solo per me e lo ringrazio.

domenica 6 febbraio 2011

Barcamenarsi.

Il prossimo che mi dice che chi sa scrivere deve reputarsi una persona fortunata, gli rispondo che, a me, poteva andarmi peggio solo se nascevo in Ruanda.
Io scrivo, ok? E fin qui è già una presa di posizione.
Posizione seduta, generalmente; prona per quelli del mestiere.
Ma non c'entra.
Perchè io faccio riferimento a quel gruppo di persone che cercano di accumulare cose da fare, del tipo: scrivere di cucina su un blog delle mamme;
di cinema su un blog di sinistra;
di caccia su una testata liberale;
di economia su un sito comunitario;
di impatto ambientale su un sito di nudisti;
di coprofagi su un sito di scambisti;
sono un insider di un forum di amanti del tacchino;
il martedì, giovedì e sabato mattina offro consulenze matrimoniali;
mercoledì mattina rispondo alle domande relative alla presenza di gatti nuotatori nella Martesana (No, sono topi, tendo a rispondere);
mercoledì pomeriggio rispondo al centralino della polizia di Greco relativamente alle telefonate di mamme che cercano i propri figli nei pressi della Martesana (No, sono topi, tendo a rispondere);
quando ho tempo, scrivo di sport su un blog di destra (qui mi trovo molto bene, nonostante l'apparente contraddizione: io amo lo spirito di comunità che si trova nel gioco di squadra, loro trovano nello sport il culto del superuomo. Ma finché non affrontiamo l'argomento in maniera chiara e decisa, tutto resta nell'ombra e a noi va bene così. Ogni sera ci sono grandi abbracci -che affermiamo essere virili, per non sembrare froci- e lunghe annusate di ascelle puzzolenti per riaffermare la nostra mascolinità).
Ma del resto, uno come deve fare?
(Chiedilo ai topi, tendo a rispondere)
Ho provato anche a mangiarmi le unghie per fare merenda, ma non basta.
Allora, ho provato a farmi crescere le unghie e, ciò che avanzava (non molto a dir la verità) ho provato a barattarlo con qualche euro di benzina.
Il benzinaio era abbastanza schifato dalla proposta e mi ha fatto ciucciare con un tubo di discutibile provenienza, ma tuttavia ancora bello, ciò che era finito nel serbatoio.
Poi, rifacendo il conto, son rimasto in debito di 11,5 cm di unghie da restituire in comode rate mensili per 22 mesi. Ho dovuto discutere a lungo per l'unghia dell'alluce, perchè diceva che era fuori standard della comunità europea, ma alla fine l'ho spuntata con un corso di degustazione.
Quindi, ho provato a cercare di aiutare le mie finanze come progettista architetto in aiuto ai bambini che non si trovano tanto bene a giocare con il Lego.
Son durato poco, devo dire la verità. I bambini sono fortemente polemici, quando gli si spiega che le regolamentazioni comunali del piano urbano del comune di residenza non prevedono la presenza di un dinosauro nel garage del papà.
Il papà è sindaco.
Bisogna che conoscano il disincanto, questi bambini qui, anche se sono loro quelli cui facevo riferimento all'inizio, quando parlavo di barcamenarsi: io non mi barcameno ma vengo menato in barca.