lunedì 27 giugno 2011

Ho visto le nuvole.

Quando uno lavora, pensa sempre di avere delle idee bellissime che però non può sviluppare.
Io, da quando non lavoro più, non ho più idee.
Per esorcizzare la cosa, accendo la tv. Anche lì c'è gente senza idee che lavora e guadagna un sacco di soldi. Non aiuta, ma mi consolo.
Con solo, un ossimoro.
E allora mi deprimo e penso che dovrei essere unico. Ma mi accontento di essere anche soltanto raro.
Allora, per fare quello diverso, non tolgo la felpa nonostante i 40 gradi all'ombra e decido di promuovere un deodorante che non ti fa puzzare.
Non è vero, ma tanto alla televisione l'odore non si sente e le ragazze, che mi credono intelligente, si buttano ai miei piedi.
Nel contempo, visto che sono uno dalle vedute larghe, dico anche che ho inventato un dentifricio che ti lavi i denti il lunedì e il venerdì hai ancora l'alito fresco.
Io vivo da solo e la sera torno a casa e mi lavo, ma nessuno lo sa.
Il mio deodorante costa 4.327 euro. Il dentifricio, se prendi il deodorante, te lo regalo.
Il vantaggio è la spedizione: te li porto io a piedi da Cremona (Milano- Cremona però ci vado in treno), così che possiamo conoscerci di persona.
Il rapporto con il venditore deve essere intimo.
Così ci strusciamo le ascelle sull'uscio di casa per condividere un deodorante: è una manifestazione di stima e affetto.
Una volta un signore mi ha chiesto di strofinarci gli inguini.
Io non ho accettato, mi sembrava troppo. Poi ho scoperto che lavorava ai mercati generali di Milano, all'ittico di CAMM. Ho accettato, conveniva.
Mi ha regalato per quel lavoro lì un kg di cernie.
Erano pre muro di Berlino, ma sembravano ancora belle.
Lui per convincermi ha tirato un morso alla testa della cernia e gli è rimasto su attaccato un molare d'oro. Ho pianto.
Io, da piccolo, ho decapitato il pesce rosso di mia sorella.
Fatto sta che ho deciso di sviluppare la mia creatività da disoccupato in altro modo.
Da allora, il pomeriggio, mi sdraio sul prato dell'eliporto di Bresso e mi fermo a guardare le nuvole bevendo Campari e mordendo teste di cernia.
I vecchi mi chiamano barbone, ma io faccio due esperimenti.
1. vado al bar a ricaricare il Campari e cerco di capire quali delle ottuagenarie presenti possano farsi convincere a praticare un lifting al seno per la cifra di 2.346 euro+IVA (opero io, senza licenza. Il problema è che loro pensano sia un'avance e non mi pagano. Mi chiamano uomo oggetto, io le chiamo donne posacenere. I loro mariti pensano che io sia Gesù perché non fumo).
2. Mi metto al sole non tanto per vedere se l'alcol mi sale prima in testa, quanto per capire quale sia la quantità necessaria di Campari per sudare rosso. Ho bevuto 2 litri, e niente. In compenso, sono il primo uomo sulla terra con la lingua fatta di truciolato. Lecco l'erba per sentire in bocca la pasta del capitano e sono contento: mi sento dello show biz.

Mentre esperimento, guardo le nuvole e cerco le idee geniali che avevo quando lavoravo. E' vero, assumono le forme più strane e poetiche.
Mi sento come un adolescente alle docce della stazione Centrale: non so proprio dove guardare.
Ma è questione di fantasia, dipende da quanta ne hai.
Ne ho vista una che sembrava la parte posteriore di un'apparecchiatura elettrotecnica in vetroresina. Mi sono chiesto se avesse una buona conducibilità elettrica.
Fine del Campari, fine della fantasia.

mercoledì 22 giugno 2011

Chi dorme.

La mattina suona la radiosveglia e cantano i Pooh.
Li celebrano perché sono morti, penso.
Un incidente automobilistico che li consegna alla storia.
Ma poi mi dico che non possono morire, altrimenti li avrebbero già uccisi.
Quindi, visto che non ho nessuno che mi mette fretta, cerco di imparare a memoria la loro canzone.
(Roby Facchinetti non vuole essere chiamato nonno, ma Papone. Povero bambino: già sua mamma è la Marcuzzi. E poi esistono i detrattori di Freud...)
Sapere a memoria le cose è importante. In generale, ogni giorno, cerco di memorizzare almeno 1 parola nuova.
Oggi è respargimentazione. Non so che cosa significa, ma ognuno ha il diritto di coltivarsi i suoi hobby.
Il mio hobby di luglio sarà l'accalappiamento delle mosche tramite utilizzo di sabbietta per gatti usata. Ho letto su un giornale free press che è una tecnica molto usata in Australia.
Chi ci è andato, me lo ha confermato.
Tanto le mosche amano la merda e non conoscono il nord e il sud.
Tu cerchi la mosca, aspetti che si fermi, quindi la ricopri di felina.
Visto che le mosche sono contente, i gatti anche, ho pensato che fosse un buon modo per instaurare nuovi rapporti.
Ho conosciuto una ragazza. Le ho raccontato che vedo le nuvole a forma conica, utilizzabili secondo le mie più moderne teorie per praticare, artigianalmente e senza licenza, la blefaroplastica. Ci siamo baciati prima ancora di dire stica. Ero a blefaro e l'avevo già conquistata.
Mentre dormiva, ho preso la sabbietta dei gatti (2, grassi) della Chiaretta e gliel'ho versata sulla nuca. La tecnica ha funzionato, ma lei non ha apprezzato.
Poi, ho dovuto bruciare il letto, ma con le manifestazioni di questi giorni sono andato su Libero (mi hanno fatto assomigliare a Che Guevara, ma coi baffetti da Hitler: sono bipartisan, loro) e la cosa si è rivelata comunque utile.
Per cercare di capire a meglio il fenomeno, ho fatto la stessa cosa al bar.
C'è una barista nuova.
Una birra, ho chiesto. Lei si è girata e VUM! Un attimo: la nuca piena di sabbietta.
Lei mi guarda e mi dice: ti amo perché sei impulsivo.
Io accetto di buon grado, la bacio e, per vivere felici in Equador coi soldi dell'assicurazione, diamo fuoco al bar.
Libero mi ha dato un anticipo sull'anteprima dell'incendio e un accenno a Primavalle. Dovevo comunque rendergli conto: dopo il primoa rticolo, abbiamo instaurto un buon rapporto dare avere.
La cosa però non è stata indolore.
Ogni mattina, mi sveglio e chiamo la mia amica Chiaretta per conoscere le vicende intestine dei gatti. Lei però ormai sa che sono io e non mi risponde più.
Ha trovato un lavoro e non vuole darmi il copyright. Infatti, la sabbia tira un casino e so che lei la rivende alla società Autostrade perché è un'imprenditrice della Salerno Reggio Calabria. Più i gatti cagano, più dura l'asfalto. Li purga facendogli mangiare le crocchette al tonno e prugne.
Son due giorni che il suo fidanzato sta male.
Lei è molto felice: ha il comando della tv.
Il problema è che io per chiamarla dall'Equador dove come lavoro brucio i bar e le automobili che compro per truffare la assicurazioni spendo un sacco di soldi. La Chiaretta non risponde ma ha la segreteria telefonica.
E' comunque business, io la capisco. Anche moralmente, ha ragioni valide.
Preferisce fregare lo Stato che aiutare me con le donne.
Ognuno è fatto a modo suo.

Vita da casa

Ora che non ho più un lavoro sono preoccupato. Non tanto per i soldi, o per il cibo.
Finché un uomo ha una mamma, non è mai single.
La cosa che più mi preoccupa è che divento uno di quelli che sono attivisti. Finché uno c'ha un lavoro, mattina e sera pensa a quello e via. Appena uno resta a casa, pensa e va in piazza.
Io non ho niente contro quelli che protestano, anzi. Bravi!
E batto le mani. Da casa.
La cosa però -è un problema- che a me mi è sempre piaciuta è veder consumare le candele. In piazza, non posso farlo: c'è vento. Poi, in questi giorni qui, capita che è anche umido e fa caldo. Quelli della piazza mi vedono e mi dicono di spegnere ché fa ancora più caldo.
In Grecia, infatti, usano i laser. Da noi, i laser, li usano allo stadio.
Forse, è che noi italiani siamo confusi.
Io, visto che amo veder consumare le candele, ho scritto ad Alberto Tomba. Lui è uno dei più grandi consumatori di cera per candele esistenti. All'inizio, quando era giovane, faceva lo slalom non coi paletti ma con gli stoppini accesi. Visto che era povero (ha fatto il Carabiniere perché in una manifestazione aveva sentito lo slogan la disoccupazione), sciava nudo.
Le foto non sono mai venute fuori. Io ce lo ho salvate tra le foto della cresima di Paolo Bordigoni.
Comunque, anche i suoi erano poveri e non potevano permettersi l'abbonamento per le piste. Quindi si allenava di notte, nudo, e spegneva gli stoppino quando passava facendo i peti che chiamavano la congestione. Se si appartava per espletare la purga, il padre controllava le candele accese , lo beccava e lo purgava di più.
Devi imparare a soffrire, gli diceva. Lui, al padre, era molto legato. Per seguire questo insegnamento da grande, ha cambiato allenatore e papà.
Ha imparato a purgarsi da solo a 27 anni.

Il padre di Tomba ha allenato con la tecnica delle purghe anche Totti.
Si volevano molto bene.
Tomba non ha mai risposto alle mie lettere.
Io non me la prendo: condividere le passioni è come condividere le donne. Qualcuno si tira sempre troppo il lenzuolo.