martedì 26 aprile 2011

Il lavoro ci renderà.

Il contributo di ogni lavoratore si trova nella pausa pranzo.
Quanto più uno sta fuori, tanto più contribuisce all'azienda.
Su otto ore di lavoro, quattro sono in pausa pranzo, due sono in bagno.
In realtà, io mi annoio, ma non lo faccio vedere. Altrimenti, l'azienda ci resta male.
Una mia collega, è stata in pausa sei mesi. E' tornata e non l'hanno più voluta.
Si sono offesi: doveva stare in pausa di più.
Lei per ripicca ha chiamato Fabrizio Corona per minacciarli: se non la riprendevano, lui faceva i rutti e le scoregge in dialetto. Vale doppio: primo perché si offendono i terroni, secondo perché si offendono i rutti.
I rutti sono molto permalosi, si sa. Sono i cugini cattivi dei nani e non sanno stare agli scherzi.
Loro, quelli dell'azienda, l'hanno ripresa dentro -Corona è uno che ci sa fare- e la spediscono in Germania a lavorare.
Lei, in fondo, è felice. Oggi abbiamo mangiato insieme e lei ha deciso di prendere la palla al balzo. Ha ingoiato un chilo di vernice arancione e ha fatto, in redazione, il classico rutto a bolla.
Tutti hanno applaudito mentre l'ambulanza la portava via.
Nel mio ufficio, il suo sorriso sostituisce l'occhio di Napolitano.
Ne siamo fieri.

Io, per non saper né leggere né scrivere, ho deciso di sposarmi con la ragazza del bar in cui vado per il caffè, con il mio collega mentre in ufficio manca la corrente.
Così, se Corona non mi risponde al telefono, io comunque sono al sicuro.
Ma se la barista crede che la aiuto, si sbaglia di grosso.

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