mercoledì 27 aprile 2011

Ho capito il mio lavoro (a delinquere).

Il mio lavoro è così: io chiamo delle genti che amano la televisione, parlo con loro e mi informo un po' su quello che fanno, quello che gli piace, quello che no, la loro vita standard.
Poi, le genti che amano la televisione, gli dici: volete venire da noi, ché vi controlliamo per capire se c'avete la faccia giusta?
Loro dicono di sì, io sorrido alla cornetta del telefono e siamo felici.
Ci servono tot persone ogni tot giorni.
E fin qui, il lavoro. Come quando scopri dei soldi in una giacca invernale e li spendi, senza averlo deciso prima.
Poi, arriva il giorno in cui hai dato l'appuntamento a queste genti che amano la televisione, e scopri che alcuni nel tuo ufficio (Marzullo e la Villani) scompaiono.
Dicono che vanno a fare il castin, e dopo un po', tornano con delle valigie enormi che hanno riempito 'durante il castin'.
E va bene così.
Loro tornano, sembrano felici, il castin può essere andato più o meno bene, ma tutto ok, dicono.
E io e Paolo, nell'ufficio, non ci preoccupiamo e chiamiamo ancora degli sconosciuti, facendoci i fatti loro e parlando con loro come se fossimo amici amici amici.
Poi tu basta che dai confidenza a uno e anche se non lo hai mai visto, sembra che siete disposti a saltarvi sulla schiena vicendevolmente.

A me sembra che tutto sto casino, loro (Marzullo e la Villani) lo facciano con uno scopo preciso.
Noi chiamiamo le genti che amano la televisione e gli diciamo: venite qui, ché vediamo se voi piacete alla televisione. Loro vengono e loro (Marzullo e la Villani) -contemporaneamente- vanno via e tornano con la valigia piena di castin.
Sempre.

L'altro giorno, ho chiamato al castin uno che poi si è presentato con la Jaguar.
La Villano e Marzullo si sono guardati e si sono sfregati le mani.

Dicono che vanno a fare i casting, loro (Marzullo e la Villani).
A casa mia, si chiama rubare.

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